LA FAMIGLIA
CURIOSITÀ
STORIA
LA FAMIGLIA
I Terzi, originari della Valle Cavallina, sono un’antica famiglia nobile e per diversi secoli furono al centro della storia di Bergamo.
Fedeli Ghibellini, i Terzi supportarono il Sacro Romano Impero sino alla sua dissoluzione. Gli imperatori nutrivano un vivo interesse a stabilire una famiglia potente nella Valle Cavallina, al fine di garantirsi il passaggio in qualsiasi circostanza. Specie in seguito alla restaurazione del Sacro Romano Impero nel 962, la Valle Cavallina costituiva una delle strade più battute dagli imperiali per le comunicazioni fra l'Italia e la Germania.
Proprio in Val Cavallina erano situati i primi possedimenti della famiglia, quali i castelli di Terzo, di Berzo, di Grone e di Monasterolo. Sembrerebbe inoltre che, ancor prima dell’anno Mille, i Terzi avessero dimora anche a Bergamo, ove presto divennero tra i reggitori del Comune.
La famiglia consolidò presto il proprio potere, sia in città che nel contado; tuttavia, il momento di massimo splendore della famiglia coincise anche con una crisi repentina. Le vicende politiche e le continue lotte intestine minarono a lungo la stabilità della Famiglia sul territorio orobico. In particolare, la famiglia si spaccò in due fazioni, “Allongi” da una parte, i “Loteri” dall’altra.
Questa lotta interna trasse con sé numerose famiglie, logorando progressivamente le terre bergamasche, prima tra tutte la Val Cavallina. Alcuni Terzi furono quindi costretti a spingersi al di fuori dei confini bergamaschi: discendenti della famiglia si trovano non solo in altre città italiane (Brescia, Verona, Vicenza e Venezia, Gorizia, Fiume, Piacenza, Parma e Reggio, Bologna, Firenze, Iesi, Pesaro, Napoli) ma anche in zone transalpine (Austria, Boemia e Ungheria).
Lo scontro si protrasse fino al 1248: era il I Marzo quando i due gruppi si riunirono per firmare un solenne trattato di pace, confermando così la permanenza della famiglia sul suolo bergamasco. Il trattato sancì i confini delle aree di rispettiva influenza, che i capi delle rispettive fazioni non erano autorizzati a varcare. In seguito, uno dei due gruppi acquistò terreni e case sul Colle Aureo, sul quale fu edificato l’attuale Palazzo.
La discordia segnò duramente l’intera famiglia ma, ciononostante, i Terzi continuarono ad emergere in vari ambiti: dalle Prelature alle Armi, dalle Lettere alle Arti.
Dal XII secolo, molti membri si distinsero per meriti militari e ciò consentì loro di assumere il controllo di vari feudi: tra tutti è bene ricordare Gherardo Terzi, podestà di Cremona, e Guido Terzi, il quale fu Vicario imperiale e Capitano generale di Federico II.
Ottobono Terzi fu una delle personalità più illustri della Famiglia: nella seconda metà del 300 fu Capitano di Gian Galeazzo Visconti, tenne la Signoria di Parma, Piacenza e Reggio acquisendo i titoli di Conte di Reggio e Marchese di Borgo S. Donnino. Nel 1409 fu Muzio Attendolo Sforza ad ucciderlo a tradimento: l’omicidio si consumò a Rubbiera, dove il Terzi era stato invitato a firmare la pace con Niccolò III d'Este.
Alcuni membri della famiglia seguirono invece la carriera ecclesiastica: Alberto e Adelongo furono canonici nel 1217, Alberto fu eletto Vescovo di Bergamo nel 1242 mentre Giroldo Terzi divenne arciprete a Clusone nel 1272. Inoltre, tra il 1562 e il 1563, Giovanni Terzi, lettore di teologia all'Università di Pavia, partecipò al Concilio di Trento.
CURIOSITÀ
Hermann Hesse, futuro premio Nobel, ci arrivò per caso. Uno dei primi turisti approdati a Bergamo, andando in giro per l'antica città giunse nella piazzetta Terzi.
Era l'estate del 1913. Arrivato in piazza Vecchia, era stato colpito dalla bellezza e dall'eleganza, ma l'oscurità gli aveva impedito di andare oltre. Il giorno dopo c'era tornato prendendo per vicoli fin quando gli capitò di arrivare in "uno degli angoli più belli d'Italia, una delle molte piccole sorprese e gioie per le quali vale la pena di viaggiare". Si trovava nella piazzetta Terzi. Attraverso il portone del palazzo "si scorgeva un cortile con piante e una lanterna, oltre il quale due grandi statue e un'elegante balaustra si stagliavano nitidi, in un'atmosfera trasognata, evocando, in quell'angolo stretto tra i muri, il presagio dell'infinita lontananza e vastità dell'aere sopra la pianura del Po".